Forza e leggerezza

Un articolo questo che è possibile riferire a tutte quelle situazioni in cui il corpo è portato ad usare la forza per interagire, muovendo, sollevando, spostando o sostenendo, un peso. La forza, come vedremo, non è solo connessa al sistema muscolo/scheletrico, ma si relaziona ad altri fattori quali la postura, la qualità del movimento, il radicamento e l’immagine che abbiamo di noi stessi durante l’esecuzione di alcune azioni. Mi focalizzerò qui soprattutto su quest’ultimo aspetto accennando brevemente agli altri parametri che sono comunque da considerarsi essenziali. L’immagine, cioè la visione con cui ci muoviamo non è un’attività esclusivamente mentale, ma si traduce, per le dinamiche del corpo/mente, in tutta una serie di piccoli e grandi assestamenti fisici che cambiano di fatto l’allineamento della struttura fisica in profondità. L’immaginare inoltre, essendo uno degli strumenti dell’intenzione, aggancia e organizza tutto il sistema fasciale in uno sviluppo di forze che mette il corpo in condizioni molto performanti. (Vi riporto qui agli altri articoli sulla fascia presenti sul sito).
Il sistema fasciale ovviamente reagirà alle intenzioni quanto più sarà allenato il nostro sistema propriocettivo.

Cominciamo.
Vediamo nella fig. 1 un uomo che sta spostando un armadio molto leggero. 

fig. 1

La sua postura eretta con gambe tese lo costringe a concentrare quasi tutto lo sforzo nella parte superiore del corpo. L’uomo usa quasi esclusivamente la forza delle braccia e delle spalle senza coinvolgere particolarmente la sua parte inferiore. Le gambe sembrano addirittura in procinto di scivolare via sul pavimento e molto probabilmente sarà costretto a contrarle un pò per mantenere la posizione. In ogni caso l’azione, dato il basso peso dell’armadio, risulterà efficace.

Aumentiamo ora il peso dell’armadio (fig 2)

fig. 2

La posizione precedente non è più funzionale e vediamo l’uomo allargare le gambe e piegarle per abbassare il baricentro. Istintivamente cerca qualcosa a cui appoggiarsi, sente che la sola forza muscolare non gli è più sufficiente. Si àncora alla terra per aggrapparsi a qualcosa che lo possa aiutare.
La cosa interessante è che il corpo sa spontaneamente come comportarsi, ma di solito provvede solo quando sente che ce n’è veramente bisogno. Cioè, se la posizione della fig. 2 gli fornisce più forza perché non l’ha usata anche per spostare l’armadio da 10 Kg (fig. 1) risparmiando così un po’ di energia? Istintivamente purtroppo cambia strategia solo quando è al limite delle sue possibilità, condizione che è peraltro spesso causa di strappi muscolari o incidenti a carico del sistema scheletrico. 

Aumentiamo ulteriormente il peso (fig. 3).  L’uomo, anche qui senza pensarci, sarà portato ad usare il muro alle sue spalle. La parete, data la sua verticalità, sarà più stabile e meno scivolosa del pavimento. La posizione della fig. 3 è solo una delle possibilità, potrebbe ad esempio appoggiarsi con entrambi i piedi o con la schiena se il muro fosse più vicino. 

fig. 3

La sola posizione però non è sufficiente, potrebbe toccare il muro ma lavorare in ogni caso solo con la parte alta del corpo. Quello che invece lo rende effettivamente più forte è l’idea di creare spazio tra l’armadio e il muro più che spostare l’armadio stesso. Così facendo l’attenzione e quindi la forza, si distribuisce equamente tra braccia e gambe, più parti del corpo vengono coinvolte e maggiore sarà la muscolatura con cui potrà lavorare. L’idea abitudinaria di spostare gli oggetti con il solo uso delle mani non ci fa attingere in modo spontaneo ad una muscolatura molto potente come quella delle gambe. Per ribilanciare questa distorsione legata all’abitudine si può addirittura portare più attenzione al muro che all’armadio.

Ruotiamo ora la fig. 3 di 90° (fig. 4) ed aggiustiamo la posizione dell’uomo. Il muro diventa qui la terra, ma il meccanismo è esattamente identico. Così come prima premeva contro la parete per muovere l’armadio ora spinge contro la terra. 

fig. 4

Anche qui, per avere il maggior rendimento possibile l’uomo dovrà premere contro il pavimento più che pensare di alzare l’armadio. 
Se vuole far lavorare interamente la struttura corporea dovrà sentire chiaramente la connessione tra l’alto e il basso, cioè percepire che l’armadio pesa sulla pianta dei piedi, e da lì spingere. Come nella figura precedente concentrare l’attenzione nelle gambe e nella spinta verso il basso è la migliore soluzione.

Spostiamo ora il peso verso il centro del corpo (fig.5). La dinamica non cambia, ma questo è forse uno dei casi più comuni in cui non si attinge spontaneamente alla spinta della terra. Bisogna portarci l’attenzione e l’intenzione.

fig. 5

Fate una prova.

  • caricate un peso sulle braccia, poi sollevatelo lentamente oltre la testa registrando lo sforzo necessario, infine lasciatelo
  • caricate nuovamente il peso ma ascoltando come aumenta la pressione dei vostri piedi sul pavimento mentre lo fate
  • ora sollevatelo oltre la testa pensando di spingere contro la terra più che di sollevarlo (come con l’armadio)
  • percepite la minore forza che vi occorre rispetto alla prima volta

Quello che qui invece accade sì in modo spontaneo è l’aprire e il piegare le gambe quando cambiamo la visione. L’immagine di spingere verso il basso come detto in precedenza crea nel corpo delle strutture fisiche più performanti.

Di nuovo connettiamo l’alto e il basso con il risultato di avere una struttura più sicura e meno soggetta a cedimenti.

Questo forse è il caso in cui ci troviamo più o meno frequentemente nel quotidiano. Alcune persone (manovali, badanti, infermieri, facchini ecc..) potrebbero trarre molto giovamento da questo approccio in termini di forza e sicurezza.

 

Ma, non esiste forse un peso di cui ci facciamo carico quotidianamente? Esatto, il nostro corpo!

fig. 6

Applicare la stessa visione mentre camminiamo (fig. 6), ci alziamo, ci abbassiamo, facciamo le flessioni o ci muoviamo liberamente ci rende più leggeri. Spingerci via dalla terra fa in modo che la nostra massa corporea (l’armadio) si proietti verso l’alto. E’ solo un’immagine, eppure la differenza si percepisce chiaramente. La gravità sembra diminuire la sua azione.

Un meraviglioso effetto collaterale di questo approccio è il radicamento. 
Ci connettiamo alla terra e allo stesso tempo beneficiamo della sua controspinta, il corpo si radica verso il basso e allo stesso tempo si estende verso il cielo regalandoci leggerezza.
Un bilanciamento che dona oltre al benessere fisico una bellissima sensazione di centratura psichica. Abbiamo la sensazione di Presenza.
Qualunque peso ci raggiunga dall’esterno ci trova sempre pronti e radicati, l’energia a disposizione viene usata nel miglior modo possibile, il corpo lavora in modo integrato e la struttura scheletrica è più sostenuta.

 

Proviamo a spingerci oltre…(fig. 7)

fig. 7

…non solo premendo verso la terra ma immaginando addirittura di spingere via lontano da noi con i piedi il globo terrestre lanciandolo nello spazio sottostante. Creiamo una sorta di illusione ottica. Noi rimaniamo idealmente fermi e la terra sottostante si allontana.
Riportandolo al caso dell’armadio, ad esempio, non allontaniamo il peso dalla terra ma la terra dall’armadio.
E’ ovviamente impossibile, ma il risultato è strabiliante. Si attinge ad una forza particolare che ha a che vedere credo con una focalizzazione della controspinta derivante dalla terra che in questo modo riusciamo a sfruttare al meglio.
Questo approccio possiamo sovrapporlo a tutte le dinamiche precedenti, dal sollevare l’armadio, alla roccia, alla camminata.

 


Il concetto del “dare supporto” o “sostenere” si avvale delle stesse regole.

fig. 9

Un armadio che vogliamo mantenere in posizione mentre cade verso di noi necessita di essere sostenuto sempre dalla terra, nello specifico della fig. 9  tramite la gamba sinistra che spinge verso il basso. 

Se volessimo poi riportarlo in posizione orizzontale oppure inclinarlo ulteriormente è sempre tramite la terra che dovremmo agire, regolando la spinta delle gambe verso il basso. Il resto del corpo, come sempre, regge un tono che serve a connettere le terra con l’armadio.

E nella Contact Improvisation?
L’immagine che vediamo qui di seguito ci mostra un riassunto abbastanza eloquente dei concetti appena esplorati.

fig. 10

Il danzatore nella figura dovrebbe avere l’dea di spingere via la terra più che di alzare il proprio partner. Si dice che nella C.I. il minimo sia un trio, due danzatori più la terra, considerando di fatto quest’ultima entità come cosa viva. E’ un elemento con cui ci relazioniamo e non una semplice superficie inerte su cui facciamo cadere il nostro peso.

Come danzatori dovremmo muoverci nello spazio sempre pronti a supportare il peso (fig. 6). Trattandosi di improvvisazione tale peso potrebbe arrivare all’improvviso appunto e in quantità non sempre prevedibili. Attivare con premeditazione la spinta verso il basso potrebbe non essere abbastanza veloce durante un danza con un certo ritmo. Idealmente dovremmo essere sempre pronti a supportare un corpo che si appoggia come se fosse un armadio (fig. 9).
Essere pronti vuol dire avere costantemente una relazione con la terra, anche quando il peso non c’è.

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