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LA CONTACT IMPROVISATION E LO SCALINO MANCANTE

Amo la Contact Improvisation e voglio offrirne una lettura non dal punto di vista del danzatore che è in me, bensì da quello di osservatore delle dinamiche del movimento corporeo, consapevole che questa danza può essere approcciata in molti modi e con l’intenzione di codificarne alcuni aspetti. “Contact Improvisation” non è la mera somma di “Contact” e “Improvisation”. I due termini insieme danno vita ad una nuova entità, non confinano l’improvvisazione ad una “esperienza personale” (come accade in molti stili), ma attivano un flusso condiviso fra più danzatori, dove il singolo diventa solo stimolo e catalizzatore di una danza.
Questa danza coinvolge numerosi aspetti: grounding, uso del centro, fiducia, abbandono, skills, spirali e molti altri. Qui voglio concentrarmi su due sistemi che giocano ininterrottamente mentre danziamo Contact: quello propriocettivo e il sistema nervoso autonomo.
Nel corpo sono sparsi numerosi recettori che raccolgono informazioni e le inviano al sistema nervoso centrale, fra questi ci focalizzeremo sui recettori muscolo-tendinei e quelli delle capsule articolari: il loro compito è informare il nostro cervello sullo stato di allungamento-compressione-distensione-flessione-estensione di tendini legamenti muscoli e articolazioni, così che esso elabori la nostra proprio-cezione. In parole semplici: se il nostro braccio è piegato o disteso lo sappiamo anche ad occhi bendati, è il sistema propriocettivo a dircelo.
Una delle funzioni più importanti del propriocettivo è aiutarci ad organizzare il nostro corpo in vista del movimento seguente: quando facciamo un passo il nostro corpo si sta già organizzando per il successivo. Ad esempio: stiamo salendo una scala, il nostro corpo ad ogni gradino si sta già configurando per il successivo e nel momento in cui non lo trova (perché al buio o distratti) cadiamo nel vuoto. Il sistema propriocettivo aveva organizzato il movimento come se lo scalino ci fosse, ma non ha trovato ciò che si aspettava. Se facessimo le scale lentissimamente forse avremmo la possibilità di digerire la nuova informazione (il gradino non c’e) e adattare il sistema. E, ancora, se qualcuno ci dicesse che prima o poi potrebbe mancare un gradino…. ecco il punto! Facciamo le scale in modo inconscio, automatico. Se fossimo consci di ogni movimento, se il sistema propriocettivo fosse sempre nel presente (senza aspettarsi o prevedere nulla), tutto andrebbe liscio. In effetti questo è come abbiamo fatto le scale le prime volte da bambini: concentrati su ogni scalino abbiamo creato la nostra capacità di salire e scendere, abbiamo scritto il programma. La scienza ci dice che la parte inconscia del nostro cervello è 10 milioni di volte più veloce di quella conscia. Mentre saliamo le scale possiamo parlare al cellulare, cercare le chiavi di casa e sistemarci la giacca senza prestare nessuna particolare attenzione ai singoli gesti. In uno stato inconscio non creiamo nulla, eseguiamo un programma già scritto, siamo in uno stato ripetitivo, non creativo, la propriocezione ha il pilota automatico e la riportiamo al presente solo nel caso di un imprevisto (come il gradino mancante). Questo è dunque il sistema propriocettivo.
Prima di giungere alla conclusioni voglio introdurre il suo compagno di giochi nella danza: il sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso autonomo (non quello volontario) ha due rami: ortosimpatico e parasimpatico. L’ortosimpatico agisce in superficie e si allerta nei momenti di allarme, attivando le reazioni che ritiene utili come accelerare battito e la respirazione e pompare adrenalina mentre il parasimpatico agisce in profondità rilassando il corpo. L’ortosimpatico crea nel corpo separazione percettiva, cercando di isolare uno stimolo invasivo per ridurne al minimo l’impatto, tutto si contrae e il movimento corporeo non è più organico, se inibito invece permette una sensazione unificante in tutto il corpo tramite il rilassamento, permettendo un movimento organico. Vi è mai capitato di reagire a una situazione di allarme mantenendo la qualità del rilassamento? Non è forse andata meglio? Non vi siete meravigliati di quello che avete “improvvisato” per uscirne? Credo sia più facile risolvere un imprevisto avendo a disposizione organicamente l’intero corpo che non parti divise e in tensione.
Certo l’ortosimpatico, chiamato anche “attacca o fuggi”, è un sistema necessario, e, sotto alcuni punti di vista, le reazioni di allarme mettono il corpo in una condizione performante. La questione è che la sua eccessiva attività crea paralisi. Inoltre, terminato l’evento scatenante, il sistema nervoso dovrebbe tornare alla sua condizione normale. Torniamo dunque all’esempio dello scalino mancante. Una forte reazione ortosimpatica di fronte all’imprevisto probabilmente porterebbe ad una soluzione disordinata, con il corpo teso e non totalmente disponibile, privo della necessaria flessibilità richiesta dalla nuova situazione. Un maggiore rilassamento potrebbe aiutarci a valutare meglio cosa fare, usando organicamente tutto il corpo, predisponendoci ad una maggiore flessibilità. Ma come fare ad essere più rilassati di fronte all’imprevisto? Dirsi che l’imprevisto è previsto può essere d’aiuto. Non è forse questa l’improvvisazione? Non è per questo che vicino a “contact” c’è “improvisation”? Ovviamente non tutti gli imprevisti sono pericolosi. Se qualcuno ci dicesse che nella scalinata possono mancare degli scalini probabilmente faremmo le scale in modo diverso. Come? Con il sistema propriocettivo nel presente che non manda in esecuzione programmi prestabiliti (ripetitivi-non creativi), ma come da bambini li crea al volo in base alle informazioni che gli sono inviate. Quanto velocemente riusciremmo a farle? Quanto più velocemente il propriocettivo riesce a organizzarsi per la nuova situazione; dato che il propriocettivo è un sistema che può essere allenato attraverso la sua attività consapevole, maggiore l’allenamento, maggiore la rapidità.
Come si applica tutto questo alla contact improvisation? Prendiamo due danzatori: A e B.
Caso 1: A si avvicina a B, B si abbassa offrendo la schiena, A porta il peso e B lo sostiene (classico lift). Sia A che B sanno quello sta succedendo, non ci sono imprevisti, accade esattamente quello per cui i due sistemi propriocettivi si erano pre-organizzati. Tolto l’aspetto dello skill, del piacere del peso e del contatto, non c’è nulla di nuovo per il propriocettivo (se non quello di organizzare il gesto nel modo corretto). Si esegue un programma scritto nel passato.
Caso 2: A si avvicina a B, B si abbassa, A porta il peso, ma un’pò fuori centro, non ben posizionato
Soluzione 1: A si contrae (ortosimpatico) , recupera e aggiusta lo skill, B non si muove o si aggiusta anche lui; nessuna novità per sistema propriocettivo, no improvvisazione, quello che è accaduto è stato considerato un errore.
Soluzione 2: B non si muove e attiva l’ortosimpatico perchè sorpreso da un imprevisto (paralisi) , A scivola giù rilassato (si adatta) e cade sostenendosi da solo per il resto del percorso – non c’è più comunicazione tra i due – ortosimpatico della danza (no fluidità)
Soluzione 3: A porta il peso fuori centro, B segue l’apparente errore e cadono entrambi sostenendosi a vicenda e usando tutto il corpo. I sistemi propriocettivi si sono riorganizzati in tempo reale creando improvvisazione e comunicazione quasi istantanea, inibendo l’ortosimpatico e quindi cogliendo e sfruttando il momentum: l’errore (il nuovo) è diventato stimolo creativo.
Nella contact la scalinata è il nostro compagno e noi lo siamo per lui. Immaginate lo scalino mancante venirvi incontro e accompagnarvi nel movimento successivo. Non è più piacevole? Non posso forse fidarmi un pò di più sapendo che la scalinata potrà sì essere diversa da come me la aspetto, ma che mi sosterrà comunque? In questo senso danzare bene vuol dire sintonizzarsi con il sistema propriocettivo e nervoso del nostro compagno e i suoi tempi di reazione. Il sistema propriocettivo va allenato come qualunque altro sistema, in un ambiente sicuro, ma ai limiti della zona di confort, quel tanto che basta per richiedere la nostra presenza nel presente e non lasciarci guidare dal pilota automatico dell’inconscio e degli skills.
C’è un evoluzione ulteriore nella contact che a livello di logica può sembrare superare quanto appena descritto. Si manifesta in quelle magnifiche danze che sentiamo estremamente fluide, scorrevoli e creative. Accade quando la scalinata è fatta da entrambi, nel presente, condivisa, e assolutamente originale. Entrambi sono in ogni momento scalinata e scalatore, in una rappresentazione parasimpatica dell’imprevisto. Senza pensare, ma con la consapevolezza nel presente e il sistema propriocettivo libero da automatismi.
Il mio partner ideale? Uno scalino mancante che mi capisce 🙂